Chi ti credi di essere?

ALICE MUNRO
“Chi ti credi di essere?”  (1978)

11MunroNon conoscevo la scrittrice canadese e sono grata alla giuria di Stoccolma che assegnandole nel 2013 il Premio Nobel, è riuscita ad incuriosirmi tanto da spingermi all’acquisto di un suo libro. Nella scelta del titolo ho seguito il consiglio dello scrittore Jonathan Franzen (autore del bestseller ‘Le correzioni’ ndr) suo sfegatato fan: «Leggete tutto di Alice Munro,  ma per cominciare,  leggete ‘Chi ti credi di essere? ‘, sì, cominciate da quello». Una scelta che si è rivelata ottima.

Prima di tutto vorrei sottolineare la strategia narrativa dell’opera, originale e sorprendente, perché non è un vero romanzo ma un insieme di dieci racconti, autonomi  e nello stesso tempo interconnessi, perchè hanno un’unica protagonista di nome Rose.

I racconti seguono un andamento per lo più cronologico, con frequenti salti nel passato. Conosciamo la Rose bambina, la seguiamo in un arco di tempo di quarant’anni, dall’infanzia difficile sotto le grinfie della matrigna Flo, ai suoi  progressi scolastici, sentimentali,  professionali. Il tutto nel sottofondo della misera cittadina di Hanratty o delle province canadesi del SouthWest Ontario.

E’ facile entrare in sintonia con Rose, in perenne conflitto tra il desiderio di fuga dallo squallido paese e la consapevolezza di dover restare. Significativa a tal proposito l’affermazione della stessa Rose che racchiude la sua intera esistenza fatta di dubbi e di errori: “se te ne rimani ad Hanratty e non diventi ricco, va bene, perché segui il corso normale dell’esistenza, ma se te ne vai e non diventi ricco che senso ha?”

Non ci sono colpi di scena, non succede nulla di eclatante, la Munro ci descrive la normalità della vita ed è questo il punto di forza del libro, perché ogni lettore può ritrovarsi nei singolari personaggi, presentati  con debolezze e imperfezioni. Tra le pagine affiorano i traumi infantili,  le ferite mai rimarginate, i segreti sepolti, le illusioni rimaste disattese e le vicende somigliano alle nostre,  sono le stesse storie di sempre, raccontate in versioni differenti.

La Munro è abilissima a scavare nell’animo umano, a indagare  le più semplici circostanze che la vita ci propone,  le dinamiche sociali fatte di gelosie, rancori, pettegolezzi tipiche dei piccoli paesi.  Magnifica la cura per il dettaglio, impeccabile lo stile, una semplicità così perfetta da farci dimenticare il lavoro che c’è stato dietro ogni pagina per arrivare all’altissima qualità narrativa. Un capolavoro di realismo psicologico con il ritmo giusto in ogni frase. Mi è piaciuto moltissimo. Lo consiglio.

Alice Munro (1931) è una scrittrice canadese Premio Nobel Letteratura 2013
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