Paul Auster: Sunset Park

PAUL AUSTER, Sunset Park 

Titolo originale: Sunset Park, 2010
Genere: critica sociale, esistenzialismo
Einaudi Editore (228 p.)

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Questo romanzo è stato il mio primo incontro con Paul Auster, uno scrittore statunitense che amo moltissimo, perché capace di esplorare l’identità umana e l’angoscia esistenziale senza aspettative né speranze tipica dei tempi moderni.

Il romanzo è così ricco di argomentazioni che si farebbe prima a dire cosa non c’è. Nelle pagine aleggia il disagio di vivere, i sensi di colpa per gli errori fatti, i cocci rotti del passato, le ferite aperte e mai richiuse, il perdersi e il ritornare, la crisi economica, il tirare avanti in ristrettezze, la complessità del rapporto genitore figlio, il senso della casa, il valore della famiglia, l’importanza di amare ed essere amati.

Miles Heller, ragazzo modello di famiglia benestante newyorkese con promettente carriera universitaria, taglia i ponti con la famiglia per trasferirsi in Florida. Sbarca il lunario lavorando con una ditta di sgomberi e per diletto scatta foto alle cose abbandonate, quelle lasciate frettolosamente dagli inquilini in seguito al pignoramento per mancato pagamento del mutuo. Case in cui si avverte prepotente il senso della sconfitta e della desolazione.

Scopriamo poi che da sette anni Miles non si fa più vivo con i genitori, che la morte in circostanze tragiche del fratello minore è il motivo del suo esilio volontario, che è innamorato di una ragazza orfana, Pilar. Si prende cura di lei anche dal punto di vista intellettuale, la segue nei progressi scolastici, le suggerisce i libri da leggere, ne coltiva le ambizioni verso un traguardo universitario. Ma Pilar è minorenne e la relazione è fuorilegge e ostacolata da Angela, sorella maggiore di lei. Miles deve quindi aspettare che arrivi per Pilar il traguardo del 18°anno. L’addio è straziante ma solo temporaneo, perché poi in qualche modo tutto dovrebbe sistemarsi.

Senza soldi in tasca, Miles si trova costretto ad accettare l’offerta del suo amico Bing a New York, la proposta di abitare a Sunset Park in una casa abusiva. A questo punto della narrazione Miles Heller perde il ruolo di protagonista perché lo scrittore lo accantona a vantaggio dei tre squatters già occupanti di Sunset Park: Bing, il musicista che suona in un gruppo e guadagna qualche soldo nel suo ‘Ospedale delle cose rotte’ riparando vecchi oggetti, Ellen che lavora in un’agenzia immobiliare e coltiva la passione della pittura ed infine Alice che lavora alla sua tesi di laureanda. Paul Auster ci descrive in maniera perfetta le solitudini e il disagio esistenziale di questi ragazzi e come ognuno di loro conviva con debolezze e lacerazioni intime.

Nella terza parte entra in scena il padre di Miles, quattro capitoli necessari per svelare al lettore tutti i retroscena familiari e la complessità di essere padre ma anche figlio, perché è chiaro che tornare a New York significa per Miles fare i conti con il passato e soprattutto tentare la riconciliazione. E nel finale, come in un singolare girotondo, tutti i personaggi ritornano in campo uno ad uno (i capitoli hanno i nomi dei personaggi) per la chiusura del cerchio.

Con questo romanzo Paul Auster si conferma cantore delle anime perse dei tempi moderni, ve lo consiglio per la trama accattivante, per la struttura originale e lo stile asciutto ed elegante, degno di uno dei maestri del postmodernismo americano.

Buona lettura  e alla prossima!

 

Paul Auster (1947) è uno scrittore statunitense
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