Margaret Mitchell: Via col vento

Margaret Mitchell, Via col vento

Titolo originale: Gone with the Wind, 1937
Genere: storico, sentimentale
Neri Pozza editore (1194 p.)

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Cominciamo con i numeri da record: Premio Pulitzer 1937, caso editoriale da un milione di copie nei primi sei mesi, arrivate oggi a trenta milioni; nel 1939 diventa un film da otto Oscar, campione d’incassi tanto che, ancora oggi, dopo ottant’anni, è al primo posto nella classifica dei film più visti.

L’autrice di questa opera di fama mondiale è la statunitense Margaret Mitchell, nata ad Atlanta in Georgia, nel profondo Sud, cresciuta ascoltando i racconti dei veterani; nella sua breve vita scrisse e riscrisse solo questo romanzo, si contano una decina di stesure in dieci anni, morì giovane, a soli 49 anni, investita da un’auto guidata da un ubriaco.

Non credo di sbagliarmi affermando che tutti abbiamo visto il film almeno una volta, i più “resistenti” in seduta unica di quattro ore, quelli più pigri a tozzi e bocconi, mentre i giovani cinefili hanno oggi a disposizione su youtube tutte le scene cult, cliccatissime, tipo il bacio tra Rossella e Rhett. Una cosa però è chiara, il libro non aveva bisogno del film per imporsi, possedeva già tutte le caratteristiche per sfondare.

Romanzo sudista che più non si potrebbe, racconta gli amori, i matrimoni e la cocciutaggine di Miss O’Hara, nella sanguinosa cornice della guerra di Secessione. La nostalgia per la vita del Sud tra le piantagioni di cotone, il disprezzo per gli sporchi yankee, il Ku Klux Klan come autodifesa per gli schiavi liberati che molestavano le donne bianche, l’idea che i neri liberati stessero peggio di quando erano a servizio nelle ricche famiglie, sono la base su cui la Mitchell costruisce la vita della nostra indomita eroina.

La Mitchell sa che non bastano i capricci di una ragazzina di sedici anni per reggere alla lunga distanza, serve una trama avvincente e così scaraventa la sua eroina dalle stelle alle stalle, ci mette di mezzo la guerra e i rovesci di fortuna, amori infelici e contrastati, le ribellione alle convenzioni del tempo, l’amore per la terra rossa di Tara; la circonda di personaggi variegati, il colto Ashley, la materna Melanie, l’arrogante Rhett e la schiera dei domestici di colore, che tanta parte hanno in questo romanzo. Ogni personaggio rappresenta un modo diverso di affrontare il cambiamento, sopravvive solo chi ha capacità di adattamento, l’alternativa è soccombere. La Mitchell fa anche accurate ricerche, affinché ogni dettaglio di “Via col vento” sia storicamente corretto.

In Italia la prima traduzione apparve poco dopo l’uscita del romanzo (un tempo record!) e ottant’anni dopo, la casa editrice Neri Pozza regala nuovo splendore a questo romanzo, riportandolo in libreria in versione integrale, con i nomi e i toponimi originali, spogliandolo del gergo grottesco e offensivo parlato dagli schiavi, con i verbi all’infinito e il “sì badrona”. Rossella non c’è più, troviamo Scarlett al suo posto, così come dobbiamo rinunciare alla Via dell’Albero di pesco, che è semplicemente Peachtree, ma le traduttrici si sono ben guardate di eliminare il Perdindirindina, il Domani è un altro giorno e il Francamente me ne infischio! battute entrate nella leggenda.

La nuova traduzione ve la consiglio davvero, è splendida, mille pagine di puro godimento, ideale per farci compagnia in questa lunga quarantena. Anche se sapete il film a memoria, il romanzo è una continua emozione, non vi deluderà. Giusto un avviso: leggere “Via col Vento” scacciando le immagini di Vivien Leigh e Clark Gable è praticamente impossibile.

Buona lettura e alla prossima!

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