I personaggi del romanzo: Gina Tornari (la barista)

Gina Tornari, comproprietaria del bar ‘Sogni e Desideri’ assieme al fratello Augusto, si definisce barista per vocazione. Adora il suo lavoro e non lo scambierebbe con nessun altro. E’ abile nelle preparazioni, il caffè è favoloso, il cappuccino ha una temperatura ottimale per labbra e palato, la schiuma di latte è così densa che pare una crema e la panna ha il giusto grado di acidità e di zucchero. Non è solo bravura, come ha confessato una volta a Greg, l’importante è avere macchine e  attrezzi giusti. L’accuratezza  è il suo biglietto da visita e chi varca la soglia del locale viene accolto da una piacevole sensazione  di pulizia e cordialità. Lavora con passione e si prodiga affinché tutto sia perfetto, è l’essenza stessa del bar, distribuisce cortesie e gentilezze e tiene un sorriso di scorta sempre pronto da sfoderare all’evenienza. La sua parola d’ordine è coccolare la clientela, ricorda a memoria i gusti di ciascun avventore e il cliente abituale sa di poter chiedere il solito, senza aggiungere altro. Ed ecco Gina preparare con maestria caffè lungo, ristretto, decaffeinato, con panna, macchiato caldo, macchiato freddo, in vetro, corretto col mistrà. Con il locale zeppo di gente è in grado di ricordare chi ha preso cosa,  alla cassa fa l’elenco della consumazione a voce alta e  porge lo scontrino senza che si abbia il tempo di dire una parola. Un latte macchiato, un cornetto integrale, un pacchetto di gomme, tre euro e cinquanta, grazie e buona giornata. Un caffè corretto, una spremuta, due coppe amarena, sette euro e ottanta, grazie e arrivederci. Mai nessuno ha avanzato lamentele o registrato errori nei conteggi. E’ davvero una tipa tosta,  pulisce con la spugnetta il bordo di ogni singola tazza in cui  rimane l’impronta appiccicosa di rossetto, unico modo efficace per eliminare la macchia di colore, poiché anche la miglior lavastoviglie deve arrendersi di fronte al rossetto a tenuta estrema 24-ore-power. Nel suo bar si muove come la maestra in  cattedra che vigila sulla scolaresca e un gioco di specchi contrapposti, inseriti per motivi spaziali ed estetici, le permettono di avere il locale sotto controllo. I suoi occhi vispi e attenti colgono ogni elemento in movimento, dal cliente  che sfoglia il giornale, alla mosca fastidiosa che si insinua tra i fili della tenda di mais. Ex fumatrice, è grata al parlamento italiano per l’approvazione del divieto antifumo nei locali pubblici.  Ha perso il padre in seguito ad un devastante tumore ai polmoni e sulla sua tomba ha giurato di chiudere con le sigarette e farsi paladina della battaglia contro il tabagismo. Ricorda con dolore i pacchetti verdi delle Nazionali senza filtro in giro per casa che suo padre comprava a stecche intere, un’immagine che da sola basta a rafforzare i virtuosi propositi e a pungolare il fratello affinché pure lui smetta di fumare.  Da Gennaio il decreto  antifumo è diventato esecutivo ed è risoluta nel fare applicare la legge, convinta del fatto che i locali ne abbiano guadagnato: spariti i posacenere pieni di cicche da svuotare, eliminato l’odore di nicotina e di fumo che  impregnava senza rimedio ogni fornitura. Ora nel bar si respira soltanto la sottile fragranza di mela verde. Ogni tanto nascono attriti con il fratello per divergenze di vedute, come  nella questione delle macchinette da videopoker.
«Ehi sorellina, che ne dici di piazzare due macchinette sulla parete di fondo, al posto dei due tavolini?  E’ un’idea strafiga, un sacco di gente me le chiede e a conti  fatti è un bel guadagno aggiuntivo» aveva annunciato una sera Augusto.
«Scordatelo» era stata la risposta irremovibile di Gina, convinta del fatto che si speculi sulla pelle di poveri disgraziati, a unico vantaggio della lobby del gioco.  In fondo lo dice la parola stessa –  azzardo – perché si tratta di  un gioco scriteriato, in cui non contano le abilità e le probabilità di vincere sono pari a zero. Dopo che il bar di Marcello ha subito due scassi in un anno a causa di balordi in cerca dell’incasso delle macchinette, la faccenda è stata accantonata in  maniera definitiva. Un grande sollievo anche per Greg, che considera il gioco una  vera piaga sociale. Prendere in gestione un bar è stata la sua salvezza, costretta ad inventarsi una nuova occupazione dopo il fallimento della ditta in cui lavorava come segretaria e mai un’idea è stata così riuscita. Con l’apertura dell’attività, ha raggiunto pure l’intento di togliere il fratello dalla strada e stroncare le sue frequentazioni poco raccomandabili. La spartizione degli orari è stata aggiustata secondo le inclinazioni personali – Gina è mattiniera, Augusto un tiratardi – con soddisfazione generale da entrambe le parti. Augusto arriva a mezzogiorno per dare una mano nell’orario centrale per  poi  tornare nel tardo pomeriggio. Quando alle diciannove Gina va via  per lasciar posto al fratello, il locale non è più lo stesso, la perdita è sconfinata , diverso è lo spirito che vi aleggia dentro. Augusto non ha la stoffa della sorella, né il suo charme, prepara un caffè mediocre, serve il cappuccino con  il latte che sbava dalla tazza e trabocca nel piattino, non ripulisce il bancone dai residui di vecchie consumazioni, non sostituisce il  profumatore  alla mela verde quando è scarico, non rastrella bicchieri e tazze dai tavolini, non sistema le seggiole intorno ai tavoli né ricompone i quotidiani spiegazzati. E’ pur vero che la clientela serale è differente, gli impiegati di  banca, i ministeriali  e gli insegnanti lasciano il posto ai giovani in ricreazione. Di sera il locale cambia volto, le luci diventano soffuse, la musica aggressiva, la birra servita in abbondanza e nessuno dei presenti è in grado di accorgersi del profumatore alla mela verde ormai scarico di fragranza o notare la trascuratezza dei dettagli che tanto piace agli avventori diurni. E al mattino, il  grande cuore di Gina si carica addosso il lavoro extra senza alcun disagio: prima dell’apertura, sopperisce alle carenze di Augusto con una ripulitura del locale secondo il suo inarrivabile standard.

 ‘Il fossile vivente e la donna dai capelli color mogano’
Estratto dal capitolo 3

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