La diaristica

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La diaristica

La Diaristica è un genere narrativo basato sulle memorie personali, e nasce dal desiderio di affidare alla scrittura fatti della propria vita, storie ed emozioni. Si può tenere un diario per vari motivi, ad esempio il diario di bordo e di viaggio, il diario di guerra, un diario per appunti ma senz’altro il più diffuso è il diario personale.

La storia del diario è antichissima e anche importante, perché rappresenta una testimonianza storica preziosa per comprendere usi e costumi dei tempi che furono.

Chi mi segue su Instagram sa quanto mi appassioni il diario personale, cui si attribuisce anche funzione terapeutica, in quanto indaga psiche e interiorità. In genere è caratterizzato da uno stile semplice e diretto, che riflette una scrittura istintiva, la più intima che c’è. Qualcuno dirà che è come ficcare il naso nella vita altrui, ma che ci volete fare, a me piace molto, perché mi offre tanti spunti su cui riflettere.

Nei romanzi che leggo trovo spesso riferimenti ai diari e non posso fare a meno di annotarli. Ve ne propongo due molto particolari.

Il primo è un brano tratto da “1984” di George Orwell, dove sembra che scrivere sia diventato un atto pericoloso e soprattutto illegale, almeno nel mondo distopico immaginato dallo scrittore inglese.

«Winston aveva gettato una rapida occhiata a entrambi i lati della strada, poi era entrato di soppiatto nella bottega e aveva comprato il quaderno. Anche se non vi era scritto niente era un oggetto compromettente. Ciò che ora stava per fare era iniziare un diario… Winston inserì un pennino nella cannuccia, intinse la penna nell’inchiostro, poi ebbe un attimo di esitazione. Tremava fin nelle viscere. Segnare quella carta era un atto definitivo, cruciale. A lettere piccole e goffe scrisse: 4 aprile 1984.»

Il secondo brano è l’incipit de “L’uomo in bilico” dello scrittore Nobel Saul Bellow.

«C’è stato un tempo in cui la gente aveva l’abitudine di rivolgersi di frequente a sé stessa e non si vergognava di registrare le proprie transazioni interiori, mentre oggi tenere un diario è considerato una forma di autocompiacimento, una debolezza, e una cosa di cattivo gusto. Perché la nostra è un’epoca di duri.» 

Il pezzo esprime – con ironia – un’opinione interessante, e cioè che tenere un diario sia ormai cosa sorpassata, un’abitudine da preistorici, potrei aggiungere “soppiantata dal folle messaggiarsi nelle chat di WhatsApp”. Per quanto mi riguarda io scrivo ancora il diario e credo sia tornato di moda, voi come la pensate in proposito?

È bene precisare che esistono due differenti scuole di pensiero: c’è chi scrive un diario per destinarlo ai posteri e chi lo fa pensando che nessuno leggerà mai quelle pagine (io ovviamente appartengo a quest’ultimo genere). Quando parliamo di diari scritti da grandissimi personaggi della letteratura, è chiaro che siamo di fronte a vere opere d’arte, destinate fin dalla prima riga a noi, futuri lettori. La maggior parte di essi sono di pubblicazione postuma.

Dopo una breve introduzione, è ora di passare alla sostanza della questione e voglio presentarvi cinque diari da me molto amati:

Virginia Woolf – Diari 1925-1930

Virginia Woolf (1882-1941). Questa scrittrice è nel podio dei miei autori preferiti in assoluto. È universalmente riconosciuta tra i maggiori talenti letterari del XX secolo e scrisse diari con grande regolarità. I suoi quaderni (che si cuciva da sola) coprono trent’anni della sua vita, dal gennaio 1915 fino al marzo 1941, pochi giorni prima del suicidio.

Sono pagine straordinarie, sia per i contenuti sia per lo stile elegante e inimitabile. A queste pagine Virginia affida le sue ansie di scrittrice, le sue fobie, i suoi demoni e anche la sua voglia di vivere. Vi annota i libri che legge e li commenta: stronca Joyce, esalta Proust. Ragiona sulla stesura dei suoi romanzi, anticipa quello che scriverà, soffre dopo la loro pubblicazione in caso di recensioni non positive. Racconta le sue giornate, le sue amicizie, le liti con la domestica Nelly, i suoi viaggi e tutto con una facilità di penna da rimanere incantati.

Dice: «La mente è il più capriccioso degli insetti» e anche «È questo scrivere che mi dà equilibrio» e ancora «Non lasciarti mai disarcionare da quella bestia inaffidabile, la vita». La maggior parte degli aforismi della Woolf che trovate in rete sono tratti dai suoi diari.

Li consiglio a chi ha velleità di scrittura (sono più efficaci di un corso di scrittura creativa), a chi ama la diaristica, a chi non ha mai letto nulla della Woolf: potrebbe essere un ottimo modo per avvicinarsi a questa grandissima scrittrice.

 

Fernando Pessoa – Il libro dell’inquietudine

Fernando Pessoa (1888-1935). Pessoa è considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese del XX secolo. La sua opera è stata per la gran parte catalogata e pubblicata dopo la sua morte. Lo scrittore portoghese lasciò ai posteri un baule per biancheria pieno di foglietti, oltre 27.000 scritti, di cui migliaia ancora inediti.

Anche “Il Libro dell’inquietudine” è un’opera incompiuta, di cui l’autore aveva abbozzato un primo schema ed effettuato una selezione dei testi. Per sua stessa ammissione lo definì un “diario dell’anima, un’autobiografia senza fatti”.

Il libro così come noi lo conosciamo è costituito da 450 frammenti scelti, il cui ordine e flusso è frutto del lavoro dei curatori. La mia copia staziona sul comodino dal 2011, da quando ho scoperto Pessoa, cercando in rete un aforisma per un biglietto di auguri. Ogni tanto la apro a caso e leggo il primo frammento su cui si posano i miei occhi. M’incantano i giochi di parole, le metafore perfette, il fascino evocativo delle immagini quotidiane.

Vi do un assaggio: «Alla vita non ho mai chiesto altro che di passarmi accanto senza che la sentissi» e anche «Ogni alba è la prima del mondo».

Sylvia Plath – Diari, 1950-1962

Sylvia Plath (1932-1963). Poetessa e scrittrice di grande sensibilità, è l’autrice che ha maggiormente contribuito allo sviluppo della poesia confessionale. Soffrì di disturbi depressivi, morì suicida, una vita spezzata a soli trentun anni, che avvalora le difficoltà di una vita tormentata.

Nei suoi diari troviamo centinaia di pagine appassionate e spesso angoscianti, redatte con uno stile talentuoso: «Mi delizia lasciarmi andare di colpo e piangere tutte le mie lacrime» e anche «Tutto è sterile. Io sono parte delle ceneri del mondo, qualcosa da cui niente può germogliare, niente può fiorire né portare frutto.»

Vi ho trovato anche l’annotazione che comprò e lesse i diari di Virginia Woolf, ne fu toccata. Anche il mio primo incontro letterario con la Plath avvenne per caso, devo ringraziare una citazione infilata nei titoli di coda di un film che nemmeno ricordo. Erano versi tratti da una sua poesia, rimasi folgorata, presi al volo l’appunto su un foglietto, acquistai le sue poesie e da quel giorno non l’ho più lasciata.

Questo volume raccoglie parte dei diari che Sylvia scrisse tra il 1950 e il 1962, altre parti furono distrutte dal marito, il poeta Ted Hughes, che curò la pubblicazione postuma della sua opera. Mi piace ricordare che Sylvia Plath fu la prima poetessa a vincere un Premio Pulitzer per la poesia postumo. Era il 1982. Consiglio questo diario a chi ama l’introspezione e lo scavo interiore.

Henry David Thoreau – “Io cammino da solo” Journal 1837-1861

Henry David Thoreau (1817-1862). Anche per lui la fama è tutta postuma. Era troppo avanti con i tempi, e oggi, a duecento anni dalla nascita, abbiamo fatto del suo nome l’emblema del ritorno alla Natura. È difficile inquadrare Thoreau in una categoria, perché fu molte cose: scrittore, filosofo, poeta, classicista, eremita, attivista, ambientalista e conferenziere, e come è detto bene nell’introduzione del volume, “Thoreau è molto più della somma delle sue parti”.

Le sue diverse identità si intrecciano e si armonizzano nelle sue opere e in special modo nei diari, che scrisse per venticinque anni a partire dal 1837, quando era poco più che ventenne, una pratica che produsse un’immensa mole di materiale.

“Io cammino da solo” raccoglie una selezione di pagine estratte dal suo personale zibaldone enciclopedico. I suoi diari non sono confessionali ma concepiti ad uso divulgativo: «Come se il mio diario NON fosse nascosto nel cassetto della mia scrivania, bensì pubblico, come qualsiasi altra foglia in natura».

Li consiglio a chi già conosce altre opere di Thoreau e vuole approfondirne il pensiero, a chi intende avvicinarsi a questo scrittore e a tutti quelli che, come me, credono che sia dovere ripensare a un nuovo modo di concepire la NATURA, senza presunzioni di possesso. Da tenere sul comodino e aprire a caso: c’è sempre da imparare.

Vincent Van Gogh – Lettere a Theo

Vincent Van Gogh (1853-1890). Ma questa è una raccolta epistolare, direte voi. Lo so, sto barando, ma a mio giudizio una persona che scrive una lettera al giorno è come se tenesse un diario. E questo libro mi è troppo caro per non prenderlo in considerazione.

Il volume “Lettere a Theo” raccoglie la corposa corrispondenza tra Vincent e il fratello Theo ed è grazie a lui che queste lettere sono giunte fino a noi, perché le conservò tutte, mentre la corrispondenza in senso inverso è andata persa, dunque non conosciamo le risposte di Theo al fratello.

In queste lettere Vincent racconta a Theo i suoi progressi artistici, con rapidi schizzi disegna il quadro che ha dipinto in giornata per chiedergli: “come ti sembra?”. Le lettere sono piene di disegni, non esiste nessun altro caso nell’arte in cui sappiamo con precisione maniacale il giorno (e l’ora) in qui i quadri sono stati dipinti, tutti rigorosamente en plein air, all’alba, al tramonto o di notte, illuminando la tela con e candele infilate lungo la tesa del cappello di paglia.

Vincent aveva talento anche nella scrittura, vi stupiranno le sue disquisizioni filosofiche sul senso della vita e della morte, sul valore dell’arte, sui libri che leggeva, sulla creatività. Dalle lettere traspare la potenza del genio olandese che trasfuse nei suoi quadri così tanta vita da non farne rimanere neanche una goccia per sé.

Sarà difficile, dopo, guardare una tela di Van Gogh senza avvertire una stretta allo stomaco, senza ripensare alla sofferenza occultata nelle pennellate e ai tanti digiuni necessari per comprare tele e colori al posto di un tozzo di pane. Superfluo dire che gli aforismi attribuiti a Van Gogh sono tutti tratti dalle sue lettere. Consiglio questo libro a chi ama l’arte e alle persone sensibili, in grado di comprendere il dolore di una vita tormentata.

Vi lascio questa toccante frase: «Io ho amato. In ogni giorno della mia vita e l’ho scritto così tante volte e l’ho dipinto con i miei colori, come un’acqua che scorre impetuosa e niente la può fermare.»

La letteratura diaristica è davvero vasta e il mio articolo vuole essere giusto uno spunto, per solleticarvi e farvi venire voglia di provare il genere. Non da ultimo, i diari hanno il vantaggio di poter essere letti a spizzico, come un grappolo d’uva da piluccare a piacimento: una paginetta oggi e una domani, o perfino una singola frase può farci compagnia per l’intera giornata; è la lettura ideale per chi ha poco tempo, per chi non intende imbarcarsi in libri corpose che richiedono continuità di lettura.

Tra i tanti diari che ho letto mi piace ricordare:

Anne Frank – Diario
Hetty Hillesum – Diario 1941-1943
Primo Levi – Se questo è un uomo
Cesare Pavese – Il mestiere di scrivere
Natalia Ginzburg – Lessico famigliare
Gabriele D’Annunzio – Solus ad solam
John Cheever – Una specie di solitudine
Paul Auster – Diario d’Inverno

… e uno che mi manca, e che ho intenzione di acquistare:
Alda Merini – L’altra verità. Diario di una diversa

Concludo con una frase arguta, rubata dal diario di Virginia Woolf:
«Leonard prendendo in mano uno dei miei diari ha detto: Dio mi salvi se muori prima di me e mi tocca leggere tutti questi volumi.»

Buona lettura e alla prossima

Fabiola

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