Capote: Colazione da Tiffany

TRUMAN CAPOTE: Colazione da Tiffany

Titolo originale: Breakfast at Tiffany’s, 1958
Genere: sentimentale
Garzanti Editore (90 p.)

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COLAZIONE DA TIFFANY è un romanzo capolavoro lungo appena novanta pagine, e che tutti conoscono grazie alla trasposizione cinematografica con Audrey Hepburn. Lo scrittore è Truman Capote (1924-1984) che è stato anche giornalista, sceneggiatore, drammaturgo e perfino attore. Il romanzo racconta la vicenda di Holly Golightly e Paul Variak, che abitano a New York, in due appartamenti della stessa palazzina grigia, con le scale antincendio esterne e gli infissi a ghigliottina che fanno molto “America” e in cui noi italiani non ci abiteremmo neanche morti, per ovvi problemi di sicurezza.

Entrambi squattrinati, lui fa lo scrittore o almeno ci prova, è sua la voce narrante del romanzo, che racconta la storia in un lungo flashback. Lei è un personaggio intrigante, circondata da una corte di tipi “irregolari” e poco raccomandabili. Ognuno dei due nasconde un segreto e le circostanze sono tali da far nascere tra loro una sincera amicizia.

Il titolo del romanzo si riferisce alla gioielleria Tiffany sulla Quinta Strada, le cui vetrine attirano spesso lo sguardo di Holly. E a proposito di gioielli, Capote mette in bocca a Holly questa battuta che trovo spassosa: «è cafone portare i brillanti prima dei quaranta.»

Ciò che fa di questo romanzo un vero gioiello, più che la trama movimentata, sono proprio i dialoghi tra i personaggi, alcune battute tipo «l’amore è una gabbia» oppure «io e il mio gatto non apparteniamo a nessuno» sono entrati a far parte del nostro parlare comune. Capote in fondo era anche sceneggiatore e questo libro sembra creato proprio per diventare un film.

Eccovi un assaggio di conversazione tra Holly e Paul:

«Che cosa fate qui voi, tutto il giorno?»
«Scrivo.»
«Credevo che gli scrittori fossero vecchissimi… Ditemi, siete un vero scrittore, voi?»
«Dipende da quello che intendete per “vero”.»
«Bè, tesoro, c’è qualcuno che compra quello che scrivete?»

Holly è una donna-bambina frivola e disinibita, frizzante e sognatrice, che sfrutta il suo fascino per irretire uomini facoltosi. Con un passato infelice alle spalle, cerca di barcamenarsi vivendo alla giornata, unica presenza fissa nel suo appartamento è un gatto rosso senza nome. Insofferente alle regole e alle convenzioni sociali, ha una moralità tutta sua e il suo cuore buono unito alla sua ingenuità, la cacciano spesso in grossi pasticci. Il personaggio è magistralmente tratteggiato, con tutta la gamma di sfumature che va dalla donna smaliziata alla bambina in lacrime, amareggiata dalle circostanze della vita.

Ecco un esempio di Holly spumeggiante:

Quando vide la lettera, socchiuse gli occhi e curvò le labbra in un sorriso esile e duro che la fece incommensurabilmente più vecchia. «Tesoro», mi istruì, «vuoi frugare in quel cassetto e darmi la mia borsa? Una ragazza come si deve non legge le lettere di questo tipo senza rossetto.»

Questa è invece la Holly affranta:

«Ma… e io?» disse con voce di pianto e fu di nuovo scossa da un brivido. Ho una paura terribile, brutto. Sì perché non si può continuare così per sempre. A non sapere che cos’è tuo finché non lo butti via.»

Voi pensate di sapere tutto di questo libro perché avete visto il film chissà quante volte, e invece io vi dico che il finale del film, con il Taxi giallo, Holly sotto la pioggia in cerca del suo gatto e Paul disperato che tenta di trattenerla, non è affatto l’ultima scena del romanzo. Lo scrittore ha pensato per Holly e Paul un finale alquanto differente e come di consueto, io non ve lo dico: per sapere come finisce il libro, dovrete leggerlo e scoprirlo da voi!

Buona lettura e alla prossima!

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