Richard Powers: Canone del desiderio

RICHARD POWERS: Canone del desiderio

Titolo originale: The gold bug variation, 1991
2020 La nave di Teseo ( 795 p.)

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Ho terminato questo romanzo che posso già annoverare tra le più belle letture fatte in questo 2020. “Canone del desiderio” è un romanzo sul codice genetico, scritto da Powers nel 1991, ma qui da noi è una nuovissima uscita, tradotto per la prima volta in italiano da La Nave di Teseo, che sta ripubblicando tutti i titoli dell’autore statunitense sulla scia del successo internazionale avuto da “Il sussurro del mondo”, vincitore del Pulitzer 2019.

Il titolo originale richiama un racconto di Edgar Allan Poe dal titolo “The gold bug” (in italiano “Lo scarabeo d’oro”), storia di una mappa crittografata che condurrà a un tesoro nascosto. Anche in questo romanzo siamo di fronte ad un codice da crittografare, è il DNA umano, che contiene la mappa di tutte le caratteristiche dell’individuo.

Dopo uno sconcerto iniziale durato circa 250 pagine, il tomo di 800 pagine ha preso il via e la lettura è stata rapidissima. Il libro comincia con l’annuncio della morte del dottor Ressler, la storia è un lungo flashback a più piani temporali, raccontata da Jan O’ Deigh, giovane bibliotecaria affascinata dal mistero della conoscenza.

Poi c’è Todd, un giovane programmatore che lavora in un laboratorio informatico con l’enigmatico cinquantenne Stuart Ressler, che si scopre essere uno scienziato ritiratosi dalla scena mondiale all’apice della carriera. Il quarto personaggio che compare solo nei flashback, è la dottoressa Koss, collega di Ressler ai tempi del team di ricerca.

Due i piani temporali: anni ’80, Jan si occupa della rubrica “Accadde oggi”, in cui per ogni giorno dell’anno ricorda i fatti avvenuti e gestisce anche una bacheca libera, in cui gli utenti possono lasciare bigliettini con delle domande irrisolte, cui lei tenterà di dare la risposta servendosi dell’immenso patrimonio documentale della biblioteca. È in questo contesto che fa conoscenza del programmatore informatico Franklin Todd, che ha per lei una strana richiesta: conoscere tutti i riferimenti esistenti sul brillante scienziato di nome Stuart Ressler, sparito improvvisamente dalla scena mondiale. Per Jan è una sfida, adora le domande difficili.

Siamo quindi catapultati negli anni ’50, in Arkansas, e facciamo conoscenza di Stuart Ressler, brillante biologo venticinquenne che è sulla strada per scoprire il segreto del codice genetico dell’uomo. Lavora in un team di scienziati, è un tipo particolare, silenzioso, introverso, le relazioni ridotte al minimo, almeno fino a quando si imbatte nella dottoressa Koss, una collega che lo inizia alla musica e ne illumina le intuizioni.

E ben presto scopriamo che il dottor Ressler, ormai cinquantenne, è il collega di Todd, riciclatosi nel mondo informatico. Ressler e Todd fanno il turno di notte e Jan comincia a frequentare il laboratorio, rimanendo folgorata dalla personalità dei due uomini, soprattutto dall’enigmatico scienziato. I tre danno vita ad un terzetto indissolubile, accomunati da grande stima e amicizia. I personaggi sono incredibilmente originali, la storia è bellissima e si lascia godere fino al commovente finale.

C’è un però. Su questa accattivante vicenda, Powers intreccia saggi di scienza, e genetica, dissertazioni sul linguaggio, musica e storia dell’arte, riempie le pagine con centinaia di fatti presi dalla bacheca di Jan “Accadde oggi”, creando un romanzo traboccante di contenuti. Interi paragrafi dedicati agli acidi nucleici si alternano a saggi sulla storia della biologia molecolare, sulla musica di Bach, sul pittore fiammingo semisconosciuto Herri met De Bles, ma tranquilli, il libro è ben architettato nelle sue parti, per non annoiare il lettore.

Tutto il romanzo è un gioco a quattro: quattro i personaggi, quattro le lettere del tetragramma, quattro le basi che formano gli acidi nucleici del DNA, quattro le note alla base di un componimento di Bach.

Il gioco delle due coppie, con i due giovani curiosi di scoprire cosa sia successo ai due scienziati, mi ha ricordato “Possessione” della Byatt, mentre l’erudizione scientifica di Powers ha richiamato un nebuloso romanzo, “La stella di Ratner” di Don De Lillo, che faticai a terminare.

La prosa di Powers è scorrevolissima, uno stile splendido, evocativo, poetico e musicale che incanta. L’ho fatta un pò lunga ma mi sento di dirvi un’ultima cosa: la mia buona infarinatura scientifica sommata al mio lavoro di informatico mi ha permesso di superare senza fastidi gli scogli tecnici, non che servano chissà quali conoscenze, ma questo romanzo è impegnativo, lo consiglio solo a lettori motivati e per chi arriva in fondo grandissima soddisfazione!

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L’eruditissimo Richard Powers ha inserito nel libro a mo’ di dedica, un crittogramma di 32 terzine di lettere che dopo nove anni è ancora irrisolto. L’ipotesi più accreditata è che si tratti di un elenco di riconoscimenti, persone citate con le iniziali di nome e cognome, la penultima terzina JSB potrebbe ad esempio rappresentare Johann Sebastian Bach, uno dei grandi geni che ha influenzato Powers nella scrittura di questo romanzo.

Buona lettura e alla prossima!

 

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