SAUL BELLOW
“Il dono di Humbolt” – (Humbold’s Gift, 1975)
Questo romanzo «è un libro comico sulla morte» come lo aveva definito lo stesso Bellow in un’intervista. Il protagonista è Charlie Citrine, scrittore di successo (alter ego di Bellow) che viene scaraventato fuori dal suo mondo di certezze e di sicurezza economica per i sensi di colpa alimentati dal pensiero dell’ amico e poeta Von Humboldt Fleisher, lasciato morire in miseria, alcolizzato e abbandonato da tutti (personaggio ispirato alla vita e alla morte del poeta ebreo newyorkese Delmore Schwartz).
Per cercare la pace dell’anima, Citrine decide di cambiare atteggiamento rivolgendo i suoi interessi verso cose più pure, così come faceva il compianto amico Von Humboldt Fleisher, e soprattutto «scoprire un modo più corretto di pensare alla morte».
Il romanzo è in realtà una miscela esplosiva di personaggi e avvenimenti esuberanti, la ex-moglie che intende spolparlo vivo con gli assegni degli alimenti, l’amante giovane e procace che cerca a tutti i costi di diventare la signora Citrine, il gangster fallito Rinaldo Cantabile che lo perseguita per un debito di gioco, avvocati e amici di club invischiati nelle loro storie paradossali. E come se non bastasse, dall’oltretomba Humboldt si catapulterà nella vita dell’amico Citrine, ricordandolo nel suo testamento.
Nelle cinquecento pagine piene di digressioni è condensato tutto il mondo di Bellow: le profonde riflessioni sul compito degli intellettuali, i falsi miti del denaro e del successo e soprattutto il senso della morte. Lo stile esuberante dei dialoghi e dei lunghissimi monologhi è condito con quell’ironia velenosa cui Bellow ci ha abituati per mettere in mostra le incertezze, la disperazione, la pochezza dell’essere uomini. E poi la morte, che si insinua in ogni meandro del romanzo. Bellissimo, lo consiglio vivamente.