I ricordi si consumano

Stanotte ho dormito un sonno agitato. Mi sono svegliata di soprassalto, con i pugni serrati, come dovessi combattere contro il mondo intero. Non riuscivo a riprendere sonno per colpa del martellante pensiero di mia madre. Ho cercato disperatamente di ricordare l’ultima volta che l’ho sentita. Mamma è morta in ospedale la sera del venti, ma aveva già perso conoscenza durante il tragitto in ambulanza. Era mercoledì. Ci eravamo parlate quello stesso giorno, la consuetudine dei giorni dispari, qualche volta ci sentivamo anche di domenica. Non ricordo nulla di particolare di quella telefonata, le solite cose, non mi ha detto di sentirsi male o roba del genere. Ho sondato la mente alla ricerca di ricordi di lei ed è stato come intraprendere un viaggio nella memoria, spingendomi indietro nel tempo per catturare immagini via via più remote. Giuro che funziona. Ho trovato un orsacchiotto di peluche con gli occhi grandi fatti di bottoni. Ricordo che era in una scatola marrone, ho rivisto mia madre mentre mi porgeva il pacco, ho ricordato perfino il vestito verde che indossava in quel momento. Avrò avuto sei o sette anni, di certo andavo a scuola. Mi sono concentrata su ricordi ancora più antichi, della primissima infanzia, ed eccomi dentro a un grembiulino rosa, alla scuola materna, piango perché mi hanno dato una spinta e sono caduta a terra. Lì a poco arriva mia madre a salvarmi. Parecchie immagini sono confuse, altre nitide ma difficilmente databili. Io e mia madre al circo acrobatico, io e mia madre allo zoo davanti alla gabbia delle tigri. Mi sforzo di trovare un’immagine di lei che sorride. Ecco il giorno della mia laurea, l’abbraccio mentre mi porge un grande mazzo di fiori colorati. Una volta ho letto che i ricordi sono come le pagine di un libro, si consumano a forza di richiamarli alla mente in cui vengono gelosamente custoditi. Le emozioni sfumano, sbiadiscono, perdono colore, è difficile mantenerle vive. E allora mi domando cosa sia meglio fare, usarli con parsimonia per conservarli intatti o farli rivivere ancora, pagando il caro prezzo di vederli irrimediabilmente deperire.

                                                           tratto da  ‘Il tempo che credevo di aver perso’

 

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