Di nuovo a casa

Sono a Perugia. Nessuno sa che sono tornata, né zia Bice e tanto meno Cinzia. È stata una decisione improvvisa. Ho sentito l’adrenalina scorrermi nelle vene nell’attimo in cui l’aereo ha toccato il suolo della mia terra. Niente acciaio e cemento qui, per tutto il lungo volo ho pensato ai campi di grano pronti per la mietitura, le ginestre fiorite, le distese di girasoli dorati che tappezzano le dolci colline umbre. Sto per tornare a casa, nel mio appartamento di Via della Stella, stringo la coccinella d’argento nel pugno della mano, il contatto con il metallo mi dà la forza del proponimento. Apro il portone del palazzo, fa un rumore tremendo ma non è una novità, era così anche tre anni fa. Sono quasi contenta che non l’abbiano ancora sistemato, il cigolio è rassicurante. Salgo le scale in preda a un’agitazione non giustificata. L’entusiasmo diventa cocente delusione quando all’aprire del portoncino di casa non trovo l’odore consueto che ricordavo. È una sensazione difficile da spiegare. Quell’odore familiare che mi aspettavo di trovare, è scomparso. Ogni casa ha un proprio odore, la somma dei suoi profumi. Dal cibo cucinato ai prodotti per la pulizia, dal detersivo della lavatrice alla cera dei pavimenti. La casa vive, insieme ai suoi abitanti. Le case morte, al contrario, hanno tutte lo stesso odore, un fastidioso puzzo di chiuso. Mi accascio sul divano del soggiorno come una bambola di pezza, sono a disagio, la sensazione è prepotente e non mi abbandona. Mi sento un’estranea nella mia stessa casa, eppure ci ho vissuto per quasi trent’anni. Faccio un giro, apro le finestre, accendo tutte le luci, perfino quella del bagno, vado nella mia camera. L’ho già vista l’altra volta, mamma ha cambiato molte cose da quando me ne sono andata, non ha fatto un santuario della mia stanza ma ci ha giocato a scacchi, muovendo i mobili come pezzi di una scacchiera immaginaria. Dove era l’armadio ha sistemato il letto, il cassettone è finito sotto la finestra. Ha cambiato posto perfino ai quadri che erano appesi, ha riunito tutte le mie foto incorniciate in un’unica parete e noto con piacere che quelle in cui ero insieme a Paolo sono state tolte. Brava mamma, dieci e lode, dico ad alta voce.

                                                          tratto da  ‘Il tempo che credevo di aver perso’

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