Sándor Márai: Le braci

Sándor Márai  – Le braci, 1942

Seguimi su INSTAGRAM

Sándor Márai , scrittore ungherese naturalizzato statunitense, deve la sua fama a questo romanzo del 1942, pubblicato in Italia da Adelphi nel 1998.

La vicenda è la storia di un’amicizia spezzata. Henrik e Konrad da giovani sono stati da giovani grandi amici, “come gemelli nell’utero materno”, nonostante la diversa indole, l’uno razionale, l’altro ricco di sensibilità artistica, e soprattutto la differente estrazione sociale: Henrik proviene da una ricca famiglia della nobiltà, mentre Konrád è figlio di un barone povero.

E poi c’è Krisztina, che è la moglie di Henrik.

Succede tutto in un giorno: i tre amici cenano insieme poi nella battuta di caccia qualcosa cambia per sempre il destino delle loro vite. Per non svelare troppi particolari, dirò soltanto che in quella circostanza Henrik capisce che Konrad e Krisztina sono amanti Konrad fugge, Henrik tronca ogni rapporto con la moglie, andando ad abitare in un’ala esterna del ricco maniero, in modo da non vederla più.

Dopo quarantun anni i due signori, ormai avvizziti, s’incontrano nuovamente:è la resa dei conti, entrambi hanno vissuto nell’attesa di quel momento.

La vita di Henrik si è consumata nel dubbio e negli interrogativi, il sangue avvelenato dai ricordi tenuti vivi dall’odio e dall’ossessione, ma ora Konrad è tornato e finalmente potrà avere spiegazioni su quella assurda vicenda e compiere la sua vendetta.

Gli accadimenti non hanno un punto di vista esterno, sono raccontati da Henrik che ricostruisce tutta la vicenda, ma nulla di quello che ci viene detto può assurgere a “verità storica”. Il racconto di una intera vita avviene davanti al camino acceso e diventa un vero duello, con il fantasma di Krisztina in mezzo a loro,  incarnata in un “libretto giallo legato con un nastro azzurro” che contiene la terza verità.

Ho apprezzato lo stile elegante, l’accurata indagine psicologica dei sentimenti e l’originalità della trama,  un romanzo d’amore in cui non c’è spazio per l’amore, ridotto in cenere dall’orgoglio e dalla presunzione.

Quando si arriva all’ultima pagina, ci domandiamo sgomenti: ma poi alla fine, chi ha vinto? Entrambi si sono rovinati la vita; entrambi hanno rinunciato alla donna che amavano. E ancora, è proprio vero che la vendetta è un piatto che va servito freddo?

Un bellissimo romanzo che consiglio per la sua ricchezza di sfumature e il toccante il finale, in cui le braci svelano la pienezza del loro duplice significato.

 

Questa voce è stata pubblicata in RECENSIONI LIBRI e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.