William Faulkner: Le palme selvagge

WILLIAM FAULKNER
Le palme selvagge  (The wild palms, 1939)

palmeselvagge

Il romanzo è un’alternanza di due storie che non si incontrano mai.

La prima delle due vicende intitolata “Palme selvagge” (che dà anche il titolo al romanzo), è la storia di Charlotte e Wilbourne, due amanti in fuga alla ricerca di una felicità talmente  radicale e utopistica che li poterà all’autodistruzione.

La seconda vicenda, intitolata “Il vecchio”, racconta di un giovane detenuto che si ritrova libero per un’evacuazione forzata del carcere a seguito dell’inondazione del Mississippi e in una drammatica avventura riesce a salvare una donna incinta, l’aiuta a partorire portandola in salvo con il bambino, rinunciando alla facile evasione.

I due racconti viaggiano su binari paralleli e si danno alternativamente il cambio, la sensazione è proprio quella di leggere due romanzi in contemporanea. Pur differenti nelle situazioni  di spazio e di tempo, se si lascia da parte l’intreccio i due racconti non  sono affatto slegati  e si richiamano l’un l’altro in vari modi.

Sono molte le relazioni che hanno solleticato la mia immaginazione durante la lettura: le acque furiose e montanti del Mississippi trovano il loro gemello nel vento sferzante che squassa le palme selvagge; il vagare sterile della barchetta dallo strano equipaggio sbattuta tra le acque turbinose è analogo al pellegrinaggio dei due amanti che cambiano di continuo case e città nella folle paura di diventare “coppia normale”;  il parto della donna sulla barca è in stridente connessione con la gravidanza indesiderata di Charlotte; il senso della libertà che aleggia nelle due vicende, lo sconcerto dei due uomini di fronte all’evento maternità che li vede completamente impreparati, la spirale degli eventi in cui vengono risucchiati. E su tutti domina la lotta alla sopravvivenza, la disperazione, la drammaticità della condizione umana, il destino degli uomini messi costantemente alla prova fino al limite della sopportazione.

Le due vicende hanno in comune soprattutto il tormento del ricordo e il conforto della rassegnazione. A tal proposito mi piace riportare che l’editore impose a Faulkner la modifica del titolo che in origine era “Se mi dimenticassi di te, Gerusalemme”, un verso biblico tratto dai Salmi che cita: “Se mi dimenticassi di te, Gerusalemme, mi si secchi la destra, la lingua mi s’attacchi al palato” e che esprime la volontà di ricordare come atto dovuto.

Chi ha già letto Faulkner ritroverà in questo romanzo tutti i suoi tratti inconfondibili: l’originalità della struttura narrativa, la potenza del linguaggio, il “timbro biblico” che riesce ad innalzare le vicende dei protagonisti a simboli universali. Un romanzo che tocca il cuore e che descrive in maniera perfetta il travaglio e la sconfitta umana. Consigliatissimo.

 

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