Italo Svevo: Una vita

ITALO SVEVO
Una vita (1892)

unavitaDa qualche tempo volevo leggere questo romanzo di Svevo e sapevo mi sarebbe piaciuto come già ‘Senilità’ e ‘La coscienza di Zeno’.

Anche qui la figura centrale del romanzo è un uomo caratterizzato dal senso d’inadeguatezza. Alfonso Nitti è un giovane provinciale che lascia il paesello per la città di Trieste, grazie a un lavoro da impiegato nella Banca Maller. Dopo un invito formale da parte del banchiere, frequenta con regolarità casa Maller per via dell’amicizia con la figlia Annetta che riunisce nel suo salotto letterario personaggi colti e interessanti.

Nitti è appassionato di letteratura ma è timido e impacciato e non riesce a integrarsi in quel mondo alto-borghese pur avendo tutte le credenziali. Vuole fuggire dalle situazioni che lo imbarazzano ma anche restare per provare a se stesso di valere qualcosa e poter puntare all’ascesa sociale che tanto desidera. Fondamentalmente è un uomo solo e pieno di contraddizioni, inadeguato al lavoro così come nel salotto di Annetta, forse a proprio agio solo nella biblioteca e nel suo mondo ideale di filosofia e letteratura. Incapace di vivere con gli altri è in continua riflessione sulle sue azioni passate e future, prepara discorsi, ipotizza scenari e situazioni ma si paralizza ogni volta che deve prendere una decisione: cosa fare, cosa non fare? La sua serenità non dura che pochi attimi, immancabilmente guastata dall’agitazione e dal turbinio dei suoi pensieri. Il conflitto secondo Svevo è interno all’uomo e non c’è possibilità di scampo.

Una lettura non facile in cui la maggior parte degli avvenimenti è presentata attraverso le sensazioni e l’emotività del protagonista; molti gli spunti di riflessione che ruotano intorno alla difficoltà psicologica dell’agire per chi si sente colpito da un profondo senso d’inferiorità.

 

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