Elias Canetti: La lingua salvata

ELIAS CANETTI
“La lingua salvata” – (titolo originale: Die gerettete Zunge, 1977) 

canetUna  casa in cui le lingue parlate si avvicendano in base alle persone presenti: i parenti parlano il turco, in casa si parla bulgaro, la madre parla spagnolo con i suoi familiari (in particolare con il ‘nonno Arditti’ chiamato con rispetto Señor Padre), comunica in tedesco con suo marito (hanno entrambi studiato a Vienna),  parla russo con la sua amica del cuore. E una volta trasferiti a Manchester, l’inglese si aggiunge alla rosa di lingue parlate. Si può facilmente immaginare la curiosità e il fascino delle  lingue operati sul bambino, che intendeva capire cosa dicevano gli adulti.

Dopo la morte del padre, la madre appena ventisettenne si occupa in modo maniacale dell’educazione del primogenito Elias, iniziandolo alla scoperta della letteratura, del teatro, della cultura in genere. Elias vi si affiderà ciecamente e con grande responsabilità, atteggiandosi a uomo di casa per proteggerla e prendersi cura di lei. Ne nascerà un rapporto quasi morboso e di dipendenza l’uno dall’altra.  Elias crescerà sotto il metodo educativo della madre, a tratti pesantissimo e al limite della tortura (ad esempio nel caso dell’insegnamento della lingua tedesca in previsione del trasferimento a Zurigo) ma totalmente privo di bigottismi o retaggi culturali, addirittura laica: la madre farà mangiare al figlio carne di maiale dopo averla fatta cucinare gustosamente. Elias cadrà nel trabocchetto e ne chiederà ancora, per vomitarla subito dopo aver appreso l’inganno, per i sensi di colpa imputabili al mancato rispetto alla legge ebraica.

Nel libro seguiamo la crescita di Elias dal lato anagrafico, logistico, culturale. Una sete di sapere che non si spegnerà mai, una curiosità per tutto ciò che è nuovo e degno di interesse sarà la base per la formazione di un individuo con la mente aperta, senza intralci, libera da fanatismi o credenze.

La prosa chiara e limpida è ricca di colti fraseggi e rende il racconto piacevole, le pittoresche vicende familiari non annoiano e la lettura risulta addirittura accattivante. Un libro che ho amato,  pur riconoscendo come Canetti abbia in qualche modo reinventato gli anni della sua infanzia (alcune riflessioni sono troppo ‘adulte’ per poter essere messe in bocca ad un bambino di dieci anni).

L’opera può anche  definirsi un elogio alla cultura e soprattutto alla madre, figura di grande importanza per il ruolo di maestra ed educatrice. «Sono quello che mi ha insegnato mia madre» dirà in una frase che riassume l’intero libro. Pur se la madre stessa alla fine  cercherà di distruggere il suo mondo ideale basato su cultura e libri per spronarlo verso una vita più reale, il seme è già gettato ed è grazie alla sua dura opposizione contro il suocero ‘nonno Canetti’ che reclamava da subito il nipote per avviarlo al lucroso commercio, che abbiamo potuto godere di un  Premio Nobel così prestigioso.

Elias Canetti (1905-1994) è stato uno scrittore bulgaro, naturalizzato britannico di lingua tedesca. Premio Nobel Letteratura 1981.

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