Irving Stone: Brama di vivere

Irving Stone – Brama di vivere, 1935

Genere: Arte, Biografia
Corbaccio Editore (531 p.)

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Tra le mancanze che siamo costretti a subire in questa emergenza sanitaria, ai primi posti metterei senz’altro l’arte, con le Mostre e i Musei che al momento sono ancora sogni proibiti. Mi piange il cuore al pensiero dei Musei deserti, delle Mostre forzatamente chiuse, quelle che erano pronte ma sono rimaste “appese” (vedi Raffaello nelle Scuderie del Quirinale) e quelle che salteranno, perché il prestito delle opere è ormai giunto a scadenza.

E sulla scia delle grandi emozioni che l’arte ci sa dare, voglio proporvi questo splendido romanzo di Irving Stone, che ricostruisce la vita di Vincent Van Gogh, basandosi sulla corposa corrispondenza con il fratello Theo, mercante d’arte, che per dieci anni lo mantenne a sue spese, senza mai smettere di credere nel suo talento.

Il percorso artistico di Vincent Van Gogh (1853-1890) non ha uguali nell’intera storia dell’arte per potenza e brevità (novecento dipinti e di più di mille disegni in dieci anni), una vita vissuta al limite della follia, sospesa tra esaltazione e depressione, per poi terminare con una morte assurda, avvenuta in circostanze non del tutto chiarite.

Delle 820 lettere scritte da Van Gogh nell’arco della sua breve esistenza, 651 sono indirizzate al fratello Theo e hanno la valenza di un diario, da cui è stato possibile ricavare la personalità del grande pittore, i suoi dubbi di uomo, la brama di vivere per dipingere, l’ansia di veder riconosciuto il proprio lavoro. Nelle lettere che inviava al fratello Theo, raccontava le sue esperienze quotidiane, descriveva ciò che dipingeva e inviava bozzetti e disegni dei suoi lavori, oltre alle tele, prontamente spedite una volta terminate. Mai per nessun pittore si è avuta la certezza di datazione delle opere: luogo, giorno, mese, anno e un corredo di emozione provate durante la creazione.

Il romanzo ripercorre in maniera accurata i passi che portarono Vincent alla pittura, nonostante le continue pressioni del padre affinché diventasse pastore protestante, perpetuando la tradizione di famiglia. Irving Stone è bravissimo a dare voce ai pensieri del pittore e fedele nelle ricostruzioni. Bellissimo il rapporto tra i due fratelli che emerge nel romanzo. Vincent si fidava ciecamente del fratello, a lui chiedeva: “come ti sembra?”, “secondo te sono pronto per il colore?” quando i suoi schizzi erano ancora tutti a matita. D’altro canto anche Theo era attaccatissimo al fratello, chiamò Vincent il suo figlio primogenito, conservò tutte le sue lettere (non sappiamo nulla invece della corrispondenza in senso inverso, e cioè le risposte di Theo), e morì sei mesi dopo Vincent, distrutto dal dolore e dai sensi di colpa. Le loro spoglie riposano insieme nel cimitero di Auvers, in Francia.

Di sicuro la struggente e movimentata vita di Vincent e la sua morte tragica hanno contribuito alla creazione del mito Van Gogh, ma non dimentichiamoci che la fama del pittore si deve unicamente alla vedova di Theo, Johanna van Gogh-Bonger, figura chiave nell’affermazione della fama del pittore dopo la sua morte. Rimasta sola e senza mezzi di sostentamento, fece di necessità virtù, ricavando profitto dalle innumerevoli tele dipinte che affollavano la sua casa.

La lettura è del romanzo è intensa ed emozionante fin dai primi capitoli, assolutamente necessaria per chi ha voglia di capire a fondo il genio olandese, che trasfuse nei suoi quadri così tanta vita da non farne rimanere neanche una goccia per se stesso.  Sarà difficile, dopo, guardare una tela di Van Gogh senza avvertire una stretta allo stomaco, senza ripensare alla sofferenza occultata nelle pennellate e ai tanti digiuni necessari per comprare tele e colori al posto di un tozzo di pane.

Buona lettura e alla prossima!

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