Il merlo indiano

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GIULIA E MERLO JACK AMICI INSEPARABILI

Ho comprato Merlo Jack un mese dopo il mio arrivo a New York, in un negozio di animali vicino casa. Ha un piumaggio nero lucente, un becco color arancio vivo e due macchiette gialle appena sotto gli occhi.

È stato il mio primo amico negli States. Mi sentivo sola, il silenzio della stanza mi spaventava. Pensai di prendere un animale tranquillo e senza grandi esigenze. Entrai nel negozio decisa a comprare tartarughe e uscii con una gabbia in mano. Non sapevo nulla di uccelli a parte il fatto che mangiano semi. Per la sua alimentazione mi sono documentata su Internet.

Il tizio che me l’ha venduto mi ha raccomandato di fare attenzione alle parole dette in casa, perché i merli indiani imparano presto quanto viene detto e difficilmente lo dimenticano.
«Perfetto, cominciamo subito.»

Tra le prime cose che ho cercato di insegnargli c’è stato ‘Fanculo Paolo’. È stato il mio passatempo serale per intere settimane quando vivevo nello squallido condominio del ‘Red Rose’. Merlo Jack si è rivelato al di sopra di ogni aspettativa, ha imparato in poco tempo. Ogni volta che lo diceva bene, gli allungavo un dolcetto. Un biscotto per ogni vaffanculo. Facile, facilissimo.

«Fan-cu-ulo , Pa-a-olo, Fan-cu-ulo» ed ecco che il merlo si è guadagnato il suo biscotto.

 Tratto dal romanzo  ‘Il tempo che credevo di aver perso’ di Fabiola Gravina

 

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